Gandhi: “Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”

Storia della Pace – A 70 anni dalla morte di Gandhi – Con lui gli sconfitti vinsero e anche noi oggi possiamo fare lo stesso, tutti insieme

31 gennaio 2018 – Alessandro Marescotti

Nel 1948 veniva assassinato Gandhi. Lo vogliano ricordare rievocando un episodio che puo’ far riflettere sul potere positivo dell’informazione e su un eventuale buon uso della telematica oggi.Il 4 maggio 1932 Gandhi venne arrestato senza alcuna imputazione e trattenuto in carcere “a discrezione del governo inglese”. Un simile sopruso non sarebbe stato possibile in Inghilterra, ma in India era consentito in quanto colonia. Quell’arresto si trasformo’ pero’ in un boomerang. “I dominatori inglesi imprigionando Gandhi facevano di lui un martire e rendevano piu’ stabile e duraturo il risentimento di milioni di indiani di fronte alla prepotenza del dominio straniero”, scrive lo storico e giornalista William L. Shirer che in un suo libro ha descritto un emblematico episodio della lotta nonviolenta per la liberazione dal colonialismo.

Eccolo.

Il 21 maggio 1932, mentre Gandhi era in carcere, presso le saline di Dharasana duemilacinquecento manifestanti non-violenti guidati da Mrs.Sarojini Naidu si avvicinarono pacificamente alla polizia. D’improvviso, a un ordine secco, schiere di poliziotti si gettarono sui manifestanti e cominciarono a colpirli con i loro manganelli rivestiti d’acciaio“Non uno dei seguaci di Gandhi alzo’ una mano per parare i colpi. Caddero come birilli”, racconta Shirer. “Da dove mi trovavo – scrive il giornalista Webb Miller dell’agenzia United Press – udivo il suono tremendo dei randelli sulle teste non protette. La folla dei dimostranti in attesa guardava la scena, gemendo e trattenendo il respiro, sentendo su di se’ ogni singolo colpo. Quelli caduti a terra giacevano privi di sensi o si torcevano con il cranio fratturato e le spalle spezzate. Quelli ancora incolumi, senza rompere i ranghi, continuarono silenziosamente ad avanzare finche’ furono tutti abbattuti. Marciavano compatti, a testa alta, senza l’incoraggiamento della musica e degli applausi e senza alcuna possibilita’ di potersi sottrarre a gravi ferite e forse alla morte. La polizia arrivava a ondate e metodicamente colpiva una colonna dopo l’altra. Non ci fu battaglia, ne’ lotta, essi avanzavano semplicemente fino a quando cadevano. La polizia comincio’ a prendere selvaggiamente a calci gli uomini seduti per terra, colpendoli all’addome e ai testicoli. Alle undici del mattino il caldo era arrivato a 46 gradi e l’assalto si placo’.”

Miller ando’ nell’ospedale dove erano ricoverati i feriti, molti ancora privi di sensi, altri che si torcevano dal dolore: ne conto’ 320, due erano morti. Le autorita’ inglesi vinsero la “battaglia” ma la storia di quell’episodio fece il giro del mondo perche’ Miller – che era un giornalista onesto di un’agenzia stampa molto diffusa – scrisse un servizio che fu pubblicato da oltre mille giornali in America e all’estero. La violenza della polizia al comando inglese sollevo’ l’indignazione generale, persino in Inghilterra. In tutte le regioni dell’India essa riaccese il risentimento piu’ profondo e rese ancora piu’ determinata la lotta per l’indipendenza. Come scrive Shirer “al momento dell’azione, lo strumento della non-violenza forgiato da Gandhi aveva dimostrato tutta la sua validita’”. Infatti i vincitori risultarono i perdenti, gli sconfitti invece vinsero. Ma se tutto questo non fosse stato diffuso nel “villaggio globale” dell’informazione il fatto, per milioni di persone nel mondo, non sarebbe mai esistito: un fatto non comunicato non esiste.

Fortuna volle che li’ fosse presente un giornalista sensibile che lavorava per un’agenzia molto diffusa.

Ma oggi il lavoro onesto e coscienzioso di Miller lo possiamo fare anche noi con il nostro computer, magari un portatile collegato al cellulare. Oggi infatti con la posta elettronica e con i social network quei mille e piu’ giornali possono essere raggiunti con la telematica e la comunicazione online.

Oggi non manca piu’ il mezzo: manca semmai la cultura e la consapevolezza sociale per farne questo buon uso.

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Gandhi sulla questione Palestinese

Ho ricevuto numerose lettere in cui mi si chiede di esprimere il mio parere sulla controversia tra arabi ed ebrei in Palestina e sulla persecuzione degli ebrei in Germania. Non è senza esitazione che mi arrischio a dare un giudizio su problemi tanto spinosi.

[…] Le mie simpatie vanno tutte agli ebrei. In Sud Africa sono stato in stretti rapporti con molti ebrei. Alcuni di questi sono divenuti miei intimi amici. Attraverso questi amici ho appreso molte cose sulla multisecolare persecuzione di cui gli ebrei sono stati oggetto.

[…] Ma la simpatia che nutro per gli ebrei non mi chiude gli occhi alla giustizia. La rivendicazione degli ebrei di un territorio nazionale non mi pare giusta. A sostegno di tale rivendicazione viene invocata la Bibbia e la tenacia con cui gli ebrei hanno sempre agognato il ritorno in Palestina. Perché, come gli altri popoli della terra, gli ebrei non dovrebbero fare la loro patria del Paese dove sono nati e dove si guadagnano da vivere?

La Palestina appartiene agli arabi come l’Inghilterra appartiene agli inglesi e la Francia appartiene ai francesi. E’ ingiusto e disumano imporre agli arabi la presenza degli ebrei. Ciò che sta avvenendo oggi in Palestina non può esser giustificato da nessun principio morale. I mandati non hanno alcun valore, tranne quello conferito loro dall’ultima guerra. Sarebbe chiaramente un crimine contro l’umanità costringere gli orgogliosi arabi a restituire in parte o interamente la Palestina agli ebrei come loro territorio nazionale. La cosa corretta e’ di pretendere un trattamento giusto per gli ebrei, dovunque siano nati o si trovino. Gli ebrei nati in Francia sono francesi esattamente come sono francesi i cristiani nati in Francia. Se gli ebrei sostengono di non avere altra patria che la Palestina, sono disposti ad essere cacciati dalle altre parti del mondo in cui risiedono? Oppure vogliono una doppia patria in cui stabilirsi a loro piacimento?

[…] Sono convinto che gli ebrei stanno agendo ingiustamente. La Palestina biblica non e’ un’entità geografica. Essa deve trovarsi nei loro cuori. Ma ammesso anche che essi considerino la terra di Palestina come loro patria, e’ ingiusto entrare in essa facendosi scudo dei fucili, Un’azione religiosa non può essere compiuta con l’aiuto delle baionette e delle bombe (oltre tutto altrui). Gli ebrei possono stabilirsi in Palestina soltanto col consenso degli arabi.

[…] Non intendo difendere gli eccessi commessi dagli arabi. Vorrei che essi avessero scelto il metodo della nonviolenza per resistere contro quella che giustamente considerano un’aggressione del loro Paese. Ma in base ai canoni universalmente accettati del giusto e dell’ingiusto, non può essere detto niente contro la resistenza degli arabi di fronte alle preponderanti forze avversarie.”

(M. K. Gandhi, Harijan, 26 gennaio 1938, ripreso da http://www.peacelink.it)

2 Ottobre per il disarmo. Se vuoi la pace prepara la pace. Con la difesa nonviolenta

2 Ottobre, Giornata internazionale della nonviolenza

images gandhi

Le Nazioni Unite, che l’hanno istituita nel 2007, intendono celebrare in questo modo l’anniversario della nascita di M.K.Gandhi.

Vogliamo rilanciare questa Giornata in Italia, come appuntamento comune di iniziative e mobilitazione diffuse sul teritorio per promuovere la cultura e la pratica della nonviolenza, con particolare attenzione al decisivo tema del disarmo.

 Per noi la Giornata del 2 ottobre assume il valore di affermazione di un nuovo orientamento politico, di rifiuto della guerra come condizione preliminare per una nuova società, ispirata all’insegnamento di Gandhi: “O l’umanità distruggerà gli armamenti, o gli armamenti distruggeranno l’umanità”.

 Quest’anno il 2 ottobre cade in un momento particolarmente delicato:

–      l’ossessiva ricerca di maggiori finanziamenti per gli armamenti da parte del governo;

–     la difficoltà dello stesso parlamento ad abolire il programma dei caccia F-35, come chiede con forza gran parte dell’opinione pubblica italiana;

–      il veto del consiglio supremo di difesa al parlamento rispetto alla sua sovranità decisionale sulle spese militari;

–    lo stato di sofferenza del Servizio Civile Nazionale, vero strumento di difesa civile, non armata e nonviolenta della patria ma che riceve fondi irrisori rispetto alla difesa militare;

–      la preparazione del Consiglio europeo di dicembre sulla difesa comune;

–      la riproposizione e il rifinanziamento da parte del governo della cosiddetta mini-naja.

Il motto bellicista dell’attuale ministro della difesa italiano è “per amare la pace, bisogna armare la pace”. E’ così che il ministero della difesa diventa il ministero della preparazione della guerra. Infatti l’esperienza storica ci insegna che “se armi la pace, ami la guerra”.

E’ necessario ribaltare questa concezione arcaica, ancorché contraria allo spirito ed alla lettera della Costituzione italiana, nel suo contrario: se vuoi la pace prepara la pace, attraverso il disarmo e la costruzione di una vera difesa civile, non armata e nonviolenta.

 Con le risorse liberate da un vero processo di disarmo può essere costruito un nuovo modello di difesa italiano ed europeo, a partire dal riconoscimento, economico ed organizzativo, della piena dignità del Servizio Civile Nazionale come forma di difesa non armata della Patria alternativa a quella militare. Una modello che abbia al centro la costruzione della pace con mezzi pacifici sul piano internazionale e la difesa delle istituzioni democratiche costituzionali sul piano nazionale.

La sicurezza di tutti si costruisce attraverso il riconoscimento dei diritti civili e sociali delle popoli, non attraverso minacciosi programmi di riarmo militare degli Stati.

“Non esiste una via alla pace, la pace è la via” diceva Gandhi. Questo 2 ottobre – in sua memoria e come promemoria per ciascuno di noi – celebriamo in tutto il Paese la Giornata della nonviolenza. Organizziamo dovunque iniziative politiche, culturali e simboliche, ispirate alla nonviolenza, per il disarmo e la difesa nonviolenta.

 Organizzazioni aderenti

Movimento Nonviolento, Rete Italiana Disarmo, CNESC (Conferenza nazionale Enti di Servizio Civile), Pax Christi, Arci Servizio Civile, Amesci (Associazione mediterranea per la promozione e lo sviluppo del servizio civile ), Un ponte per…,ecc.

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AssopacePalestina aderisce alla giornata del 2 ottobre per il disarmo e la nonviolenza attiva.

Luisa Morgantini sarà con una delegazione di AssopacePalestina  il 2 ottobre in Palestina nel villaggio di Bili’in dove si terrà l’ 8va conferenza dei Coordinamento dei Comitati popolari per la resistenza non violenta, che inizia simbolicamente il 2 ottobre per terminare il 4 ottobre.
Contemporaneamente in alcune città italiane gli e le attiviste diAssopacePalestina parteciperanno alle diverse iniziative, e si collegheranno con la conferenza di Bili’in.

2 Ottobre per il disarmo. Se vuoi la pace prepara la pace. Con la difesa nonviolenta | Assopace Palestina.